giovedì 27 marzo 2014

PRODUZIONE IMPIANTI GSE

Diagramma
di produzione impianti GSE.








Energia offerta: 70.266 MWh  (intera giornata)
Energia misurata: 41.085 MWh  (alle ore 24:00)
Potenza massima misurata: 3.387 MW  (alle ore 12:00)

Il diagramma rappresenta la produzione offerta sui mercati a pronti dell’energia elettrica e il corrispondente consuntivo, degli impianti di potenza pari o superiore a 10 MVA, la cui energia viene ritirata dal GSE secondo ilprovvedimento CIP n. 6 del 1992 e secondo il regime di cessione del ritiro dedicato, regolato dalla deliberazione AEEG n. 280/07 e successive modifiche o integrazioni. La curva del consuntivo è aggiornata, di norma, 6 volte al giorno, in base alle teleletture effettuate dal GSE rispettivamente alle ore 5:00, 7:00, 10:00, 11:00, 13:00 e 16:00.

Fonte: http://www.gse.it/

Cogenerazione Stirling Castel d'Aiano.

Impianto di cogenerazione con motore Stirling, Comune di Castel d'Aiano.



Un nuovo progetto CISA (BO134) fatto in collaborazione con CO.SE.A. ha realizzato un impianto di cogenerazione da cippato di legno nel Comune di Castel d’Aiano, inaugurato il 25 settembre 2008.
L’impianto è il primo in Europa a far coesistere due tecnologie considerate all’avanguardia per la produzione di energia da biomassa: la gassificazione e i motori a combustione esterna di Stirling.
Lo sviluppo di un sistema di cogenerazione di piccola taglia offre numerosi vantaggi di carattere sia ambientale che di sostenibilità; istallare infatti un impianto centralizzato che possa contribuire a soddisfare il fabbisogno elettrico e termico di piccoli insediamenti abitativi, complessi sportivi, scolastici o ricreativi in zona montana, permette una sicura diffusione della tecnologia con conseguenti benefici sull’occupazione e la valorizzazione delle risorse locali dell’Appennino, sulla produzione di energia rinnovabile distribuita nel territorio e sull’avvio di filiere agricole e forestali.
L’impianto è al servizio del complesso delle scuole elementari e medie che prima della realizzazione erano riscaldate tramite la combustione diretta del metano in caldaie di vecchia generazione e di scarsa efficienza. Nel periodo estivo invece l'impianto fornisce calore all'adiacente piscina comunale che sfrutta il calore prodotto per riscaldare l'acqua delle vasche, aumentando la fruibilità degli impianti del comune montano.
Attraverso il sistema di accumulo e gestione del calore progettato si fornisce una potenza di picco di oltre 400 kW, con cui soddisfare l’intero fabbisogno termico delle utenze.

L’insieme delle opere comprende:

  • Un gassificatore updraft (con spillamento del syngas dall’alto) di potenza termica pari a 200kW
  • Un cogeneratore per la produzione combinata di energia elettrica e termica costituito da una caldaia a syngas con doppia camera di combustione e ricircolo dei fumi per innalzare la temperatura in camera di combustione e da un motore Stirling a 4 cilindri. Il sistema genera in continuo 35 kW elettrici e 140 kW termici utili.
  • Un economizzatore (scambiatore di calore a fascio tubiero) che ha il compito di recuperare parte del calore nei fumi di combustione in uscita dalla caldaia a syngas, innalzando la temperatura dell’acqua per la rete di teleriscaldamento.
  • Le tubazioni interrate hanno una lunghezza totale di 300 metri e lo scavo verrà eseguito interamente su terra.In totale la volumetria servita raggiunge i 12.000 m3 ed il consumo termico stimato è di oltre 460 MWh/anno.


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Tratto da: http://www.centrocisa.it/ImpiantiRealizzati/stirlingCasteldaiano.php

mercoledì 26 marzo 2014

ENERGIA STIRLING

Motore Stirling

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il motore ad aria calda di Stirling o più semplicemente motore Stirling è un motore a combustione esterna, inventato da Robert Stirling nel 1816. Il funzionamento del motore è descritto dal ciclo Stirling.
Il motore Stirling è una evoluzione dei motori ad aria calda che erano usati in Inghilterra durante la prima rivoluzione industriale. In particolare, l'invenzione di Stirling riguardò l'adozione di un recuperatore di calore, dispositivo che consentì di migliorare notevolmente il rendimento del motore.




Evoluzione storica.

All'inizio del 1800, in Inghilterra i motori ad aria calda competevano con il motore a vapore per fornire energia meccanica ai macchinari industriali (in opifici e miniere) della prima rivoluzione industriale.

Benché i motori a vapore avessero caratteristiche superiori di quelli ad aria, in quel periodo la competizione aveva ragione di essere in quanto il motore ad aria presentava il vantaggio di essere meno pericoloso, dato che le prime realizzazioni di motori a vapore, a causa dell'utilizzo di materiali tecnologicamente scadenti allora disponibili, era soggetto a devastanti esplosioni delle caldaie.

Questo fatto consentì quindi, in una prima fase, al successo del motore Stirling nelle applicazioni di dimensioni commerciali. Tuttavia, il perfezionamento dei motori a vapore e la disponibilità di materiali via via più affidabili resero lo Stirling poco conveniente e, in conseguenza, il suo uso fu abbandonato.

Con lo sviluppo dell'elettronica, l'uso dei primi apparecchi radio e lo sviluppo dell'aviazione, nel 1950 si ebbe una seconda applicazione del motore Stirling. La Philips, industria olandese di produzione di apparecchi radio, realizzò il Philips MP1002CA (detto Bungalow Set), una piccola unità Stirling di generazione elettrica mediante combustione di petrolio, che veniva usata per alimentare radio-trasmittenti e riceventi di sua costruzione dislocate in postazioni remote prive di alimentazione elettrica. Si trattava di un generatore con una potenza di circa 200 watt, per la cui realizzazione venne utilizzata tecnologia allora all'avanguardia, con uso anche di leghe leggere, ottenendo un buon compromesso tra praticità e costo.

L'esigenza di tale generazione elettrica era particolarmente sentita per alimentare gli apparecchi radio (allora dotati di grosse ed onerose valvole termoioniche), necessari per il collegamento stabile con i campi di aviazione della rete aerea civile in costituzione (in prima fase per il servizio postale) in luoghi remoti e senza attrezzature.

Nel 1960 l'adozione del transistor nei circuiti elettronici rese sufficiente l'alimentazione con potenze elettriche limitate, che si potevano ottenere con semplici batterie di accumulatori di piccola dimensione conseguendo anche buone autonomie. L'uso del motore Stirling fu così abbandonato.

Altre applicazioni sono state realizzate in seguito, e sviluppate attualmente con motori di diversa taglia, ottenendo discreti o buoni successi tecnici, ed in qualche caso anche commerciali per mercati di nicchia.

Il motore.

Il motore funziona a ciclo chiuso utilizzando un gas come fluido termodinamico, solitamente aria o azoto, oppure elio o idrogeno nelle versioni ad alto rendimento. Quando è raggiunta un'opportuna differenza di temperatura tra il suo punto caldo ed il punto freddo, si innesca una pulsazione ciclica (opportunamente avviata all'inizio), normalmente trasformata in moto alternato dei pistoni. La pulsazione perdura fino a quando si continua a mantenere la differenza di temperatura, somministrando calore al punto caldo e sottraendone al freddo.


La rigenerazione.

Il criterio innovatore di invenzione di Stirling del 1816 rispetto ai preesistenti motori ad aria calda è il rigeneratore, che ha reso possibile un utilizzo ragionevole del motore. Si tratta di un accumulatore di calore, interposto nel flusso alternato del fluido tra punto caldo e punto freddo, il quale limita la perdita netta di calore nel punto freddo, dove il calore è sottratto dalla refrigerazione.

Il rigeneratore è costituito da una piccola massa di materiale, buona conduttrice di calore, con una elevata superficie di scambio, così che possa, al flusso del gas caldo verso il refrigeratore, catturare parte significativa del calore, ed in virtù della piccola massa aumentare rapidamente di temperatura. Quando il gas refrigerato di ritorno riattraversa il rigeneratore, questo cede il calore accumulato al gas, ed abbassa in ugual modo la sua temperatura; il gas ritorna così al punto caldo già preriscaldato: il motore, riducendo il calore sottratto dalla refrigerazione, ha un rendimento drasticamente superiore.

In motori di maggiore tecnologia i rigeneratori sono costituiti da lamine sottili, lane metalliche o "garze" metalliche impilate costituite da fili molto sottili; i materiali usati sono di norma metalli inossidabili e resistenti al calore, oltre che con alta densità e conducenti termicamente, quali acciaio inossidabile, nickel o sue leghe.


Varianti.

In effetti il motore Stirling realizza una oscillazione ciclica del fluido confinato che in parte è trasformata in energia meccanica. In applicazione di questo principio esistono varianti del motore Stirling, come ad esempio il motore Stirling-Ringbom, in cui il dislocatore si muove trascinato dalla pulsazione senza essere connesso alla parte meccanica.

Una particolare applicazione del motore Stirling è quella di indurre nel motore una pulsazione del solo fluido tra punto freddo e punto caldo ad una frequenza molto più elevata (motore termoacustico) del movimento alternato di pistoni del motore convenzionale; tale pulsazione, in quasi totale assenza di parti mobili quali pistoni e dislocatori, si autosostiene fino a quando si eroga calore al punto caldo e se ne sottrae al punto freddo. Tale fenomeno ha prodotto storicamente gravi problemi quando si è realizzata spontanemente ed in modo incontrollato, tipicamente in camini (camini che cantano), giungendo a fastidiosissimi effetti acustici, violente vibrazioni incontrollate e disastrose rotture. Con lo sviluppo tecnologico il problema si trasferì immutato in devastanti ed inspiegabili incidenti nel funzionamento delle camere di combustione di turbine e dei motori a razzo. Furono eventi soprattutto da evitare più che da utilizzare.

L'effetto motore si ottiene invece con un'accuratissima progettazione ed il mantenimento di precise condizioni fisiche controllate; il vantaggio di tale tipo di motore è la estrema semplificazione meccanica e strutturale. Le oscillazioni (pulsazioni) del fluido possono essere trasferite a masse connesse a generatori elettrici lineari, ovvero portate a sollecitare piastre piezoelettriche, producendo energia.

Caratteristica peculiare del ciclo Stirling è la sua reversibilità: la macchina può essere realizzata in maniera tale che, fornendole energia meccanica (facendo girare l'albero) si ottenga per contro calore ad un capo, e freddo dall'altro, funzionando quindi a tutti gli effetti come una pompa di calore. Una fortunata applicazione è la macchina frigorifera di Stirling.



Vantaggi del motore Stirling rispetto ai motori a combustione interna.

Il motore Stirling è a combustione esterna, il che significa che le parti maggiormente riscaldate dal calore (che può essere prodotto da combustione) non sono a contatto con le parti scorrenti o rotanti (cuscinetti e pistoni); di conseguenza, vi è una minore sollecitazione sia di tali parti sia del lubrificante. Ciò si traduce in minori esigenze di manutenzione.

Il motore inoltre non ha valvole e non subisce scoppi, quindi è costruttivamente più semplice, quasi privo di vibrazioni e, soprattutto, molto meno rumoroso di un motore a combustione interna. La assenza di scoppi e la deposizione graduata della spinta riduce enormemente la necessità di lubrificazione.

La somministrazione del calore per il funzionamento è continua, cosicché nel caso in cui il calore sia prodotto mediante combustione, questa può avvenire in maniera continua, con rapporto stechiometrico aria-combustibile che può essere mantenuto ottimale; in assoluto si ottiene quindi la migliore combustione possibile.
Il motore funziona mediante una qualsiasi somministrazione di calore, che si può ottenere mediante la combustione di legna, carbone, gas, biogas, combustibili liquidi, ma anche da calore solare concentrato: le tecnologie che appaiono più promettenti sono il calore solare ed i combustibili liquidi e gassosi.

Svantaggi del motore Stirling rispetto ai motori a combustione interna.

Poiché il calore non è prodotto all'interno del motore ma è applicato dall'esterno, occorre trasferirlo all'interno. Inoltre, dato che il motore utilizza il dislivello di calore, occorre sottrarre calore per creare un punto freddo. In sintesi, ciò comporta che, dato che il fluido agente è all'interno del motore, il suo riscaldamento e il suo raffreddamento rendono necessaria la presenza di estese superfici (fasci tubieri o radiatori) per riscaldarlo e raffreddarlo. Tali radiatori sono grandi e lo rendono più voluminoso e pesante a parità di energia erogata.

All'avviamento del motore, il flusso del calore dalla sorgente termica al fluido interno non è improvviso, il che rende l'avviamento lento; inoltre anche la variazione di tale trasferimento è ugualmente lenta: per conseguenza il motore non è adatto ad applicazioni che richiedano avviamenti rapidi o consistenti variazioni di regime.

L'energia (e la potenza) erogata è proporzionale al dislivello di temperatura tra sorgente calda e punto freddo, con il limite di temperatura per il freddo dato dalla temperatura ambiente: aumentare il dislivello significa quindi innalzare la temperatura del punto caldo. Il limite è legato essenzialmente ai limiti tecnici e al costo dei materiali capaci di resistere a temperature elevate.

Una maniera per aumentare la potenza erogata è quella di aumentare la pressione del fluido interno, aumentando così la mole del fluido di lavoro. L'uso di apparecchiature chiuse, in pressione (pressurizzate), rende però necessario un attento dimensionamento strutturale e tecnologico del motore, che così dev'essere più robusto e più pesante.

Pur essendo definito tradizionalmente "motore ad aria calda" (il fluido di lavoro è l'aria), l'uso dell'aria pone un grave problema: mescolare in pressione all'interno del motore aria e liquidi lubrificanti derivati di idrocarburi può produrre miscele esplosive. Il problema è stato risolto preferendo l'utilizzo di gas riducenti (idrogeno) o neutri (elio, azoto) come fluidi di lavoro, che risultano più sicuri ma anche molto meno comuni e molto più costosi. Si sono anche realizzati motori in grado di funzionare senza l'uso di lubrificanti convenzionali usando materiali di alta tecnologia, che però ancora una volta risultano molto costosi.

La progettazione è complessa ed è solo in parte legata a parametri accuratamente calcolati: la circolazione del fluido perfetta e senza volumi morti è difficile da realizzare: trattandosi di un flusso alternato in ambiente chiuso, ogni architettura di motore ottimizza alcuni parametri e ne penalizza altri.


Utilizzi moderni.

Il motore Stirling, per il suo ingombro, e per la sua inerzia all'avvio ed alla variazione di regime, non è adatto ad usi diversi dalla erogazione continua di energia e calore. Non è quindi adatto direttamente per l'autotrazione.

Essendo molto voluminoso e pesante, il motore Stirling è adatto alla generazione in postazione fissa per potenze dai 5 ai 100 kW elettrici, intervallo di consumo che lo rende adatto ad un'utenza domestica o per piccole comunità, da una famiglia ad un piccolo condominio. Al di fuori di tali valori, altri tipi di generazione sono maggiormente convenienti: ciclo Otto (motori a benzina), ciclo Rankine, e derivati (turbine a vapore), ciclo Brayton-Joule (turbina a gas), e ciclo Diesel (motore diesel). In particolare, l'adozione di materiali e tecniche costruttive sofisticate e la miniaturizzazione delle parti con tecnologie consolidate hanno reso la turbina a gas un micidiale concorrente.

La convenienza del motore Stirling è soprattutto legata alla possibilità di utilizzare in loco, oltre che l'energia elettrica generata, il calore "di scarto" prodotto - in valore di circa il triplo o il quadruplo del valore della potenza elettrica - ad uso riscaldamento; trova inoltre congiuntura favorevole nella possibilità di usare combustibili o sorgenti di calore a disposizione localmente ed altrimenti non utilizzabili quali legna, carbone, biogas e energia solare.


Sommergibili.

Utilizzi tecnici di media potenza si sono avuti con moduli produttivi per mantenere su tempi lunghi il livello di accumulo dell'energia elettrica nei sommergibili militari svedesi a propulsione convenzionale della Classe Västergötland[1]: la produzione di calore con combustione in ambiente controllato (usando in immersione come comburente scorte di ossigeno liquido) permette la continua erogazione di energia elettrica ad usi di propulsione e di altro tipo, consentendo di prolungare la autonomia delle immersioni profonde da poche ore a diverse settimane. È evidente che in queste applicazioni il peso del motore non è fattore negativo; inoltre è un ulteriore vantaggio la disponibilità dell'acqua quale refrigerante.

Tecnologie per il mondo sviluppato, per il terzo mondo, e per alte tecnologie[modifica | modifica sorgente]

La sorgente di calore può essere di qualsiasi natura, il che rende il motore Stirling utilizzabile in un gran numero di contesti.

Mentre appaiono evidenti i vantaggi di utilizzare, nei paesi maggiormente sviluppati, combustibili ottenuti da gassificatori (tecnologia attualmente matura) e biogas, con filiere di materiali ampiamente disponibili e ad oggi spesso non utilizzati, per il terzo mondo appare di enorme importanza avere comunque anche solo una modesta forza motrice, (per trebbiare, per pompare acqua, ecc.), quando i prodotti che alimentano il motore possono essere la combustione di materiali eterogenei disponibili in loco come pula di riso o di altri cereali trebbiati, sterco di bovini seccato, paglia, torba, sterpi, segatura di legno o cippato. Tali combustibili svincolano completamente la tecnologia dai combustibili fossili convenzionali.

Sono numerosissimi i dispositivi di riscaldamento domestico ed industriale di piccola. media o grande taglia che producono calore come prodotto di scarto, tipicamente sotto forma di gas combusti con temperature dai 100 ai 500 °C. L'energia sotto forma di calore contenuta in tali gas può essere almeno in parte ricuperata da scambiatori e generatori Stirling. Con macchinari Stirling di maggior mole, ma tecnologicamente più economici, è possibile valutare la praticabilità del ricupero energetico anche di effluenti a temperature inferiori.

È stata proposta la applicazione di motori Stirling alla generazione elettrica ottenuta da calore di centrali nucleari. Il raffreddamento del nocciolo del reattore è previsto, in alcune "filiere" nucleari, che sia ottenuto con circolazione di sodio liquido, che ha un elevato contenuto calorico, ma è radioattivo per induzione, ed inoltre incendiario, esplosivo ed aggressivo in caso di accidentale contatto con aria atmosferica (umida) o con l'acqua. La pericolosità intrinseca ha portato all'abbandono di tale filiera, preferendo il raffreddamento del nocciolo radioattivo con acqua, gas, o acqua pesante. L'adozione di motore Stirling ad aria o a gas secchi in luogo di motori a vapore d'acqua (turbine a vapore), eviterebbe almeno il rischio dell'accidentale contatto tra sodio ed acqua negli scambiatori di calore.

Utilizzi di altissima tecnologia del motore termoacustico Stirling sono stati realizzati dalla NASA allo scopo di fornire energia elettrica a satelliti nello spazio profondo in carenza di radiazione solare, in tal caso la sorgente di calore è la emissione termica di radioisotopi, il punto freddo è semplicemente lo spazio.

Il vero grandissimo successo del ciclo Stirling (inverso) si ha con la macchina frigorifera di Stirling, che è l'unica macchina veramente adatta per la refrigerazione di fluidi nel campo di temperatura che va dai −30, −40 °C fino ai −200 °C (73 K) perché non si avvale di evaporazione di fluidi.


Motore Stirling con gassificatore.

L'integrazione fra il motore Stirling e il processo della gassificazione permette l'utilizzo della biomassa come combustibile per la produzione di energia. L'utilizzo della biomassa permette di avere un ciclo di produzione ad impatto nullo sulle emissioni di CO2, (si rilascia in atmosfera il carbonio che biologicamente era stato inglobato, prelevandolo dalla atmosfera, nelle sostanze che vengono combuste); questo diviene molto interessante dato che non è introdotto nel sistema nuovo carbonio di origine fossile. Il motore Stirling può diventare così una tecnologia da valorizzare per facilitare il raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto. L'organizzazione di questo tipo di impianto prevede l'articolazione di cinque componenti principali:

  • deposito della biomassa
  • gassificatore
  • caldaia
  • motore Stirling
  • accumulatore termico o volano termico
Tramite un sistema di coclee la biomassa (cippato legnoso) viene portata all'ingresso del gassificatore in cui la biomassa viene trasformata in syngas che, estratto dall'alto viene portato alla camera di combustione.

Nella camera di combustione si raggiungono temperature tra gli 800 e i 1250 °C e il motore Stirling è a diretto contatto con la fiamma stessa, andando a costituire un corpo unico fra caldaia e motore Stirling.

L'ultimo elemento è costituito dall'accumulatore termico che permette di utilizzare l'energia termica del ciclo di produzione per la produzione di acqua calda sanitaria e per il riscaldamento, ottimizzando così la resa energetica. La massima ottimizzazione si ottiene facendo funzionare l'impianto solo nei periodi in cui c'è la richiesta di energia termica. Per impianti di piccola taglia, si riesce ad avere una potenza elettrica di 35 kW e una potenza termica di 140 kW.


Nel 2008, in Provincia di Bologna si è realizzato il primo progetto italiano sperimentale di questo tipo, a servizio del complesso scolastico del comune di Castel d'Aiano, che utilizza il cippato come combustibile di partenza. Il percorso intrapreso prevede la realizzazione di altri impianti analoghi nello stesso comune.
L'impianto è stato realizzato grazie all'azione del centro CISA che, nato nel 2005 come consorzio fra Provincia di Bologna, Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna e ISSI (Istituto Sviluppo Sostenibile Italia), si propone come promotore di iniziative legate alla diffusione delle energie rinnovabili e del risparmio energetico, con l'obiettivo finale di creare il Distretto delle Energie Sostenibili dell'Appennino bolognese.










“ L’energia più pulita è quella che non viene prodotta”.

L'energia alternativa migliore? Quella che non si produce

Lo ha ribadito Steven Chu, premio Nobel per la fisica, al Verona Efficiency Summit, dove si è parlato di nuove tecniche per ridurre i consumi

 di Denis Rizzoli


Questo è il contributo più importante del Premio Nobel per la Fisica Steven Chu (nella foto) durante il Verona Efficiency Summit, forum internazionale sulle politiche di efficienza energetica che si è tenuto mercoledì a Verona. È proprio la lotta agli sprechi il tema che ha radunato politici, imprenditori ed esperti all’evento di punta dello Smart Energy Expo, la prima fiera internazionale della green economy che terminerà domani. Il pensiero guida dalla giornata lo riassume David Sandalow, ex sottosegretario all’Energia del primo governo Obama: “ Non c’è nessuno strumento per proteggere il pianeta migliore dell’efficienza energetica”. 

Il tema della riduzione degli sprechi è infatti un argomento sempre più centrale, specialmente in periodo di crisi: “ la Confindustria stima che interventi di smartness nel periodo 2014-2020 potrebbero portare a un incremento della domanda di 50 milioni di euro”, spiega l’ingegnere Giovanni Lelli, commissario dell’ Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente. È sulla stessa lunghezza d’onda il senatore Massimo Mucchetti, presidente della commissione Industria del Senato: “ L’idea dell’efficienza energetica ci affascina perché gli effetti sulla tutela ambientale possono essere alti e l’effetto moltiplicatore sul Pil può essere maggiore rispetto agli incentivi sulle produzioni da fonti rinnovabili” .

Scenari inediti resi accessibili soprattutto grazie alle nuove tecnologie: “ supercomputer oggi hanno una potenza mille volte superiore a un pc. Usandoli per studiare i venti, per esempio, siamo in grado di disegnare dei veicoli aerei per aumentare al massimo l’aereodinamicità e ridurre così i consumi di carburante”, racconta Sandalow
Sul fronte tecnologico, le suggestioni all’avanguardia non sono mancate. Per esempio, Massimo Gianfreda, di Siemens Italia, racconta di un progetto di microgrid realizzato assieme al campus universitario di Savona. “ È una rete autonoma, con un impianto fotovoltaico e eolico e una batteria per la microgenerazione locale dell’energia. Inoltre il sistema è intelligente e comanda i consumi energetici dentro gli edifici”. 

Per ridurre i consumi, il tema delle smart city diventa così centrale. Uno dei punti su cui concentrare gli investimenti sembrano essere infatti le città, zone molto critiche perché “ solo il 2% della superficie mondiale è costituito di aree urbane, ma consumano il 60% di energia e usano l’80% del gas”, ricorda Lelli. Per raccogliere questa sfida non bastano infatti solo i finanziamenti, ma è necessaria prima di tutto la formazione: “ non si possono avere città smart senza cittadini smart. Le città non sono luoghi in cui si prende lo stipendio e in cui vengono i turisti. Vanno ripensate come bene comune”, ammonisce Lelli. 

Per educare le persone a un consumo di energia più consapevoleClaudio Carnevale, presidente del consiglio d’amministrazione di Acotel, suggerisce una piattaforma molto innovativa: “ Pensiamo a una rete telefonica, simile a quella dei cellulari, che però interagisce con dei chip legati a un contatore energetico. In questo modo è possibile comunicare all’utente finale in tempo reale quali sono i suoi consumi e potrà orientare i suoi comportamenti. Si può creare così una cultura di massa su come noi usiamo e abusiamo della nostra energia”. 

Contrariamente al pensiero comune, l’Italia vanta un importante primato in questo ambito: “ l’Italia ha unconsumo energetico per unità di Pil inferiore alla media europea”, sottolinea Sandalow. Uno degli strumenti più citati durante l’evento come motore di questo risultato sono i certificati bianchi: titoli di credito rilasciati a seguito di interventi di efficientamento energetico. “ Ce li siamo inventato noi, in Italia, prima che venissero recepiti in Europa. Il prossimo obiettivo è ottenere un mercato europeo dei certificati bianchi”, spiega l’ingegnere Alessandro Ortis, membro del comitato scientifico di Smart Energy Expo, per cui l’abbattimento delle barriere all’interno dell’Ue è una meta fondamentale da raggiungere. “ Un sistema energetico efficiente e diffuso genererebbe una crescita aggiuntiva pari allo 0,5% di Pil. Per questo si deve lavorare molto sul creare regole comuni sul mercato energetico europeo. Basta pensare all’esempio più comune nella vita di tutti: la spina elettrica. In Europa non esiste ancora una presa di corrente unica”, sottolinea Ortis. 

Articolo tratto da http://www.wired.it/lifestyle/ sito consigliato.

martedì 25 marzo 2014

Capitolo VI: La devastazione dell’ambiente.



“È triste pensare che la natura parli e che il genere umano non la ascolti”.

Victor Hugo




Il saccheggio delle risorse del pianeta, l’abbondante produzione di energia e merci, gli scarti e altri rifiuti del consumo ostentato ipotecano gravemente le possibilità di sopravvivenza della terra e delle specie che la popolano.
Ma per lasciar libero corso al capitalismo selvaggio, la crescita non deve fermarsi mai. Bisogna produrre, produrre e riprodurre ancora.


È sono proprio quelli che inquinano che si presentano oggi come i salvatori potenziali del pianeta. 
Questi imbecilli dello spettacolo, sponsorizzati dalle multinazionali, cercano di convincerci che un semplice cambiamento delle nostre abitudini di vita basterebbe a salvare il pianeta dal disastro.
E mentre ci colpevolizzano, continuano senza tregua ad inquinare

l’ambiente e la nostra mente.
Queste povere tesi pseudo-ecologiche sono riprese all’unisono da tutti i politici corrotti a corto di slogan pubblicitario.
Ma si guardano bene dal proporre un cambiamento radicale nel sistema di produzione. Si tratta, come sempre, di cambiare qualche dettaglio perché tutto rimanga come prima.

sabato 22 marzo 2014

COMBINAZIONI ENERGETICAMENTE VINCENTI


Esemplificazione grafica di un impianto tipo.
La differenza fra una caldaia e una pompa di calore risiede nella modalità della produzione del calore stesso:  la caldaia, al massimo, può fornire il  calore che la quantità insieme al potere calorifico del combustibile consentono. La pompa di calore, viceversa, non ha limiti di questa natura rispetto alla energia immessa. Se si trovano temperature di funzionamento e fluidi adatti, la pompa può trasportare quantità di calore indefinitamente grandi a parità di energia elettrica utilizzata. Le pompe di calore possono quindi essere più convenienti rispetto a una caldaia.

GIOVANNI MOSCHIONI dal Sole 24 ORE

La pompa di calore è un “sistema” che sfrutta le caratteristiche di un ciclo termodinamico (ciclo di Carnot) per trasferire il calore da una “sorgente” a temperatura inferiore a un utilizzatore a temperatura superiore, realizzando quindi una trasformazione in senso inverso a quanto avviene in natura, ove il fl usso termico passa solo dalla temperatura superiore a quella inferiore. Il ciclo di Carnot è da molto tempo usato come ciclo “frigorifero”, più noto che il ciclo inverso “a pompa di calore”; è realizzato con compressori, scambiatori di calore e tubazioni, fa evolvere un fluido che compie una serie di trasformazioni di stato (principalmente evaporazioni e condensazioni) che consentonodi prelevare calore da un ambiente “freddo” e trasferirlo a un altro “caldo”. Si può immaginare il ciclo come composto da due fasi importanti (la condensazione e l’evaporazione) con due fasi accessorie (la laminazione e la compressione).

FASI PRINCIPALI

Nelle fasi principali, che hanno luogo all’interno di scambiatori di calore, avvengono le trasformazioni
chiave: nell’evaporazione il fl uido passa dallo stato liquido allo stato gassoso asportando calore dall’ambiente in cui è posto lo scambiatore, raffreddandolo. L’altra fase chiave è la condensazione: in questo caso è più arduo rappresentare il fenomeno con un esempio fi siologico; il fl uido uscito allo stato gassoso dall’evaporatore passa attraverso un compressore, dove acquista temperatura e pressione elevate e
successivamente viene raffreddato fi no a diventare liquido; il ciclo si completa con il ritorno nell’evaporatore previo abbassamento di pressione. Se si utilizza la bassa temperatura (avendo l’alta temperatura
come scarto), si ha una macchina frigorifera: se si usa il caldo e si scarta il freddo, abbiamo la pompa di calore. In molte realizzazioni il ciclo termodinamico può essere invertito: la stessa macchina può essere
utilizzata per la produzione di acqua calda oppure acqua fredda.

COME FUNZIONA LA POMPA DI CALORE

I sistemi a pompa di calore hanno una naturale vocazione per la climatizzazione degli ambienti: d’inverno, portano il calore dall’esterno all’interno (direttamente, come nel caso degli impianti a espansione diretta, oppure indirettamente, come nel caso di impianti a fan coil oppure a tutt’aria). D’estate, con ciclo contrario, portano il calore dall’interno all’esterno. Il punto chiave della questione, al di là di aspetti specialistici, è che la pompa di calore è un sistema che trasporta calore utilizzando una certa quantità di energia (assorbita dal compressore).
In generale, l’energia trasportata da un ambiente a un altro (tipicamente, negli impianti di climatizzazione, dall’esterno all’interno di un ambiente abitato) è ben superiore all’energia impiegata per il trasporto. Nel caso
della pompa di calore, si dispone di una macchina che trasporta calore in forma termica utilizzando l’energia che viene fornita tipicamente dalla rete elettrica. Questo signifi ca che, per l’utilizzatore fi nale, il comportamento è molto simile a quello di una caldaia, in cui si immette da un lato il metano, ottenendo dall’altro calore.
Il rapporto fra l’energia elettrica immessa per fare funzionare una pompa di calore e l’energia trasportata dipende da tantissimi parametri fra cui principalmente: • la temperatura a cui avvengono gli scambi termici (la temperatura dell’acqua che si deve usare per l’impianto di riscaldamento e la temperatura dell’ambiente esterno, piuttosto che del terreno o dell’acqua di falda);
• il tipo di fl uido utilizzato.

Questo rapporto di resa (COP: Coeffi cient Of Perfomance) è tipicamente superiore a 3 e raggiunge, in alcuni casi, valori anche superiori a 6 e più. Nel caso delle caldaie, il rapporto fra l’energia immessa attraverso il metano ee il calore ottenuto sotto forma di acqua calda è al massimo pari a 1.




giovedì 20 marzo 2014

Premio Smart City ed EGovernment

SMAU: assegnato all’ENEA il “Premio Smart City ed EGovernment” - L’ENEA smart village sperimenta il modello “Energy on demand”

20 marzo 2014 alle ore 15.51
In occasione della manifestazione dello SMAU, che si è concluso oggi a Roma,  è stato aggiudicato al  progetto “Smart Village” dell’ENEA  il “Premio Smart City ed eGovernment” nell’ambito dell’evento organizzato da ANCI sulle Smart Cities.
Il progetto vincente riguarda il dimostrativo di “Smart Village” in corso di realizzazione presso il Centro Ricerche ENEA di Casaccia, vicino Roma. Il progetto integra diverse funzionalità in grado di assicurare la gestione ottimale del Centro con l’obiettivo di sviluppare un modello integrato di servizi smart attraverso una gestione centralizzata. L’architettura dello “smart village” ha come infrastruttura di base il sistema dell’illuminazione pubblica, nel quale vengono integrati altri servizi smart, quali la gestione della mobilità interna e le reti di edifici a controllo remoto, il tutto gestito da una piattaforma integrata ICT localizzata in una cabina di controllo.
Si tratta di un’infrastruttura pilota di ricerca che permetterà, su basse sperimentale,  di qualificare servizi smart applicabili anche in un ambito più ampio, come quello urbano.  Per questo progetto si è partiti dalle tecnologie più innovative disponibili sul mercato, sulla quale sono state innestate funzionalità più avanzate, in particolare attraverso l’utilizzo delle tecnologie della computing intelligence.  Il tema comune di tutte le applicazioni è l’approccio “energy on demand”, cioè fornire energia e risorse dove e quando vengono realmente richieste, le diverse applicazioni dialogano con un sistema centrale di supervisione dello smart village che provvede a integrare i dati.
ENEA - Ufficio Stampa
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sabato 1 marzo 2014

CAPITOLI.Sulla servitù moderna. IV. V.

Capitolo IV: La merce 


“Una merce sembra a prima vista qualcosa di triviale e che si risolve in se stessa. La nostra
analisi ha dimostrato invece che è una cosa molto complessa, piena di sottigliezze
metafisiche e di arguzie teologiche”.

Il Capitale, Karl Marx



È dentro abitazioni anguste e lugubri che accumula le nuove merci che dovrebbero, 
secondo i messaggi pubblicitari onnipresenti, portargli la felicità perfetta. Ma più accumula 
merci e più si allontana la possibilità di essere felice. 

 “A che serve ad un uomo di possedere tutto
se perde la sua anima”. 
Marco 8:36 

La merce, ideologica per essenza, spoglia dal proprio lavoro chi la produce e dalla 
propria vita chi la consuma. Nel sistema economico dominante, non è più la domanda a 
condizionare l’offerta ma è l’offerta che determina la domanda. È così che nuovi bisogni 
sono creati periodicamente e vengono rapidamente considerati vitali dall’immensa 
maggioranza della popolazione: così per la radio, poi la macchina, la televisione, il computer 
e ora il telefonino. 
Tutte queste merci, distribuite in massa in un lasso di tempo molto limitato, 
modificano profondamente le relazioni umane: servono, da una parte, a isolare un po’ di più 
gli uomini dai loro simili, e dall’altra, a diffondere i messaggi dominanti del sistema. Gli 
oggetti che possediamo finiscono per possederci. 


Capitolo V: L’alimentazione 


 “Quel che è un nutrimento per uno è un veleno per l’altro”. 
Paracelso 



 Ma è proprio quando si alimenta che lo schiavo moderno illustra al meglio lo stato di 
decadenza nel quale si trova.

Avendo a disposizione un tempo sempre più limitato per 
preparare il cibo che ingurgita, è ridotto a consumare alla svelta quello che produce 
l’industria agro-chimica.

 Vaga nei supermercati alla ricerca dei surrogati che la società della falsa abbondanza 
gli concede. Anche in questo caso, ha solo l’illusione della scelta. L’abbondanza dei prodotti 
alimentari nasconde in realtà il loro degrado e falsificazione. Si tratta notoriamente di 
organismi geneticamente modificati, di un miscuglio di coloranti e conservanti, di pesticidi, 
di ormoni e altre invenzioni della modernità.

 Il piacere immediato è la regola del modo di alimentazione dominante, così com’è la 
regola di tutte le forme di consumo. E le conseguenze si vedono e illustrano questo modo di 
alimentarsi.

 Ma è di fronte all’indigenza dei più che l’uomo occidentale si rallegra della sua 
posizione e del suo consumo frenetico. Eppure, la miseria è ovunque laddove regna la società 
totalitaria mercantile.

 La scarsità è il rovescio della medaglia della falsa abbondanza. E in un sistema che 
erige la disuguaglianza a criterio di progresso, anche se la produzione agro-chimica è 
sufficiente per nutrire la totalità della popolazione mondiale, la fame non dovrà mai 
scomparire.

  “Si sono convinti che l’uomo, specie peccatrice per eccellenza, domini la creazione. Tutte le 
altre creature non sarebbero state create che per procurargli del cibo, delle pellicce, per 
essere martoriate, sterminate”. 
Isaac Bashevis Singer 

 L’altra conseguenza della falsa abbondanza alimentare è la generalizzazione delle 
fabbriche concentrazionarie e lo sterminio massiccio e barbaro delle specie che servono a 
nutrire gli schiavi. Qui sta l’essenza stessa del modo di produzione dominante. La vita e 
l’umanità non resistono di fronte alla sete di profitto di pochi.